Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
346 | annie vivanti |
Ah, ben la conosceva Mirella quella dolce figura! Rapita delirante, tese le mani giunte verso lei.
Con quali parole doveva salutarla?... Le sapeva, le sapeva, quelle parole; le ricordava.... le sentiva, salire su dal cuore, farle ressa alla gola — ma le labbra convulse non le potevano formulare.
Spasimando, torcendo le mani congiunte, Mirella taceva — taceva mentre quelle parole si aprivano come fiori di luce nella sua mente, risuonavano come note d’organo nel suo cuore.
La visione si mosse, parve ondeggiare, trasalire.... Ah, sarebbe dunque svanita, svanita per sempre? E Mirella ricadrebbe ancora nell’abisso della solitudine e del silenzio?
Qualche cosa sembrò spezzarlesi nella gola — e un grido, un grido acuto e vibrante le irruppe dal petto. Ecco aperta, aperta la chiusa fonte della sua voce! ecco dalle sue labbra fluire le parole del saluto immortale:
«Ave Maria!...»
Ed ora l’eterea visione sorrideva, sorrideva movendo verso di lei....
Soverchiata dall’estasi Mirella le cadde ai piedi.