Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/354

342 annie vivanti

Era là, di faccia a lei — nera sul nero sfondo dell’oscurità.

Colle mani strette dietro la schiena, si addossò convulsa alla ringhiera.

E rimase così, nella positura identica del suo passato martirio; le pareva di essere legata, le pareva di dover restar per sempre immobile, cogli occhi fissi nel buio, verso quella porta — quella terribile porta dalla tenda rossa....


· · · · · · · · · · ·

Accasciata per terra accanto alla culla, col viso tra le mani, Chérie aveva udito scoccare le undici ore; poi il quarto, poi la mezza.

Per lei tutto era finito. La sua decisione era presa. Ora che aveva riveduto Florian non c’era altro da aspettare. Nulla più, nè gioia nè speranza, poteva venirle dalla vita.

Che cosa avrebbero fatto al mondo lei e il suo bambino? Nessuno aveva bisogno di loro. Nessuno desiderava mai di vederli, di parlare con loro; tutti li sfuggivano; tutti li disprezzavano. Neppure Luisa aveva voluto invocare su di lui una benedizione. No, era un bambino esecrato e maledetto; era uno sventurato che portava sventura.