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340 | annie vivanti |
(Grande, diafana, luminosa, la luna di maggio sorgeva dalle colline delle Ardenne; e salendo come un disco opalescente nei cieli, trovò la piccola finestra ogivale, e raggiò, blanda e luminosa su Chérie e sul bambino dormiente).
All’orologio della vecchia chiesa di Bomal scoccarono le undici.
Sveglia nel suo letto, al buio, Luisa contò i lenti rintocchi. Le onde sonore si spensero e di nuovo nella camera silenziosa non si udì che il lieve respiro di Mirella. Luisa ascoltò quell’alito leggero e regolare. Poi pensò a Claudio, e pregò Dio che lo salvasse da ogni male. Ma per il suo ritorno non pregò.
Esausta dalle emozioni, alfine si assopì.
Ma Mirella non dormiva. Nonostante il suo respiro tranquillo e regolare, i suoi occhi erano aperti. Immobile nel buio ella ascoltava qualcosa che lentamente si svegliava in lei: la Memoria.
.... L’orologio della chiesa battè le undici e mezza. Luisa dormiva col respiro singhiozzante, spasmodico di chi ha molto pianto prima di addormentarsi.