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vae victis! | 339 |
Allora Chérie non osò più avanzare. Congiunse le mani in atto di preghiera, e anch’essa attese. Attese un suono, una parola, un grido.
Nulla. Il silenzio durava profondo.
S’udì infine il pianto di Luisa, un pianto sommesso e desolato, e poco dopo i loro passi lievi sul tappeto della scala.... Indi, di nuovo, il silenzio.
Chérie rimase immobile colla fronte appoggiata allo stipite della porta chiusa.
Se ne erano andate. Luisa conduceva Mirella nella sua camera... la metteva a dormire. E non aveva chiamato Chérie! Non le aveva dato la buona notte; non l’aveva chiamata a salutare Mirella. No. Nessuno, nessuno aveva bisogno di Chérie. Luisa, anche nel suo grande dolore, non aveva pensato di chiedere conforto a lei. Era andata via, sola con Mirella, a chiudersi nella sua camera, a piangere le sue amarissime lagrime... Avrebbe pianto, avrebbe pregato, avrebbe dormito alfine — senza neppur sapere che Florian era venuto.... senza sapere che se ne era tornato via per sempre, senza sapere che il cuore di Chérie era spezzato!...
Con un singhiozzo di appassionato dolore Chérie si ritrasse dalla porta e si abbattè piangendo presso la culla.