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330 annie vivanti

vide i fieri occhi velarsi, vide la feroce bocca tremare. Nel lungo silenzio che seguì ella comprese che più nulla aveva da temere. E più nulla da sperare.


L’uomo si scosse alfine. «Povera Chérie!» disse. «Povera, povera Chérie!»

La sollevò da terra; prese tra le due mani quel viso pallido e disfatto; e lungamente la guardò negli occhi: «Povera Chérie! Che ne sarà di te?»

Chérie non rispose. Fissava su lui quegli occhi di pianto, senza pensiero, senza comprensione, senza speranza.

«Dimmi addio, Chérie, dimmi addio. E che i nostri Santi ti proteggano.»

«Ah, dove vai? Dove vai?» singhiozzò lei. «Perchè mi lasci?... Mio Dio!... Che cosa vuoi fare?»

«Molto c’è da fare per me.» la voce di Florian era grave e ferma. «Molto c’è da fare.» E volse lo sguardo verso la finestra aperta, donde giungeva ancora da lungi lo squillo della fanfara tedesca.

Allora ella comprese che davanti a lei non stava più colui ch’ella aveva conosciuto: Florian, il compagno della sua giovinezza, l’amico,