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«Dall’ospedale? Sei ferito?»

«No, affatto. Sono stato semplicemente intontito da un’esplosione. I tedeschi m’hanno trovato, m’hanno creduto «boche» e «meschugge» — che in berlinese vuol dir pazzo — e da tre settimane mi tengono a letto col ghiaccio sulla testa....» E rise. «Forse nei primi giorni sarò stato davvero un po’ tocco nel cervello.... ti vedevo sempre là, ritta a’ piedi del mio letto.... Ma dimmi, dimmi di te! Come stai? Come sta Luisa?»

«Luisa sta bene.»

«E la piccola? E’ qui?»

«Mirella?» Vi fu una pausa. «Sì, Mirella è qui.»

Qualche cosa nella voce di lei lo colpi. «Che cosa c’è? E’ accaduto qualche cosa?»

Ella non rispose. Florian si sentì d’un tratto il respiro più corto. La guardò. Gli parve improvvisamente che questa timida creatura nella sua veste bianca, nel suo scialle nero, fosse aliena da lui, estranea a lui e avvolta nel mistero. «Che cosa c’è stato?» ripetè. «Rispondi. — Luisa dov’è?»

E si guardava intorno nella stanza amica, morso al cuore da un cattivo presentimento.

«E’ andata a prendere Mirella,» balbettò Chérie.