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vae victis! 309

chierando e fumando non badarono a lei ed ella s’affrettò, quasi correndo, verso la casa dell’amica.

Nel suo cuore era nata una nuova ineffabile speranza. Ella andava a prendere Mirella; l’avrebbe ricondotta a casa. Per la prima volta da quella terribile alba in poi, la fanciulletta si sarebbe ritrovata nell’ambiente noto alla sua infanzia, e — Luisa lo pensò con un sussulto — e nella stanza stessa in cui si era compiuto il suo martirio.

Ora, ritrovandosi d’improvviso in quell’ambiente in cui il trauma psichico le aveva tolto la favella, non poteva darsi — Luisa quasi non osava formulare nel suo pensiero la folle speranza — non poteva darsi che Mirella sarebbe d’un tratto guarita? Casi simili se ne erano pur dati. Luisa ricordava d’aver sentito dire — o forse l’aveva letto? — di persone dementi che ritrovavano subitamente la ragione, di persone mute che ritrovavano la favella sotto la scossa morale di qualche grande emozione.

Col cuore in tumulto ella affrettò il passo per le silenziose vie.

Frattanto, nella Ruelle de la Bise, l’uomo che Luisa aveva scorto proseguiva zoppicante per la sua strada. Uscendo dal vicolo egli volse a