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E volse una sguardo lacrimoso alla porta della camera che celava la culla.
Mary Elliot sospirò; poi si legò la cuffia sotto al mento e si mise i guanti. Era pronta alla partenza.
«Mia piccola amica,» disse gravemente ponendo le due mani sulle esili spalle di Chérie, «il fato, qualunque esso sia, lo dovrete affrontare. E lo affronterete con coraggio.» La baciò affettuosamente sulle due guancie. «Ed ora se mi volete un po’ di bene, se in questi tristi giorni ho potuto confortarvi un poco — ecco venuto il momento di compensarmene!»
«Ah, come — come potrò mai compensarvi?» singhiozzò Chérie.
«Mettendovi il cappello, prendendo il vostro bambino tra le braccia, ed accompagnandomi alla stazione.»
«Alla stazione! Io!... col bambino! — oh, no! Non me lo chiedete!» Una vampata di rossore le era salita al viso.
In quel punto entrò Luisa pronta ad uscire.
«Sì,» ripetè l’infermiera fissando in volto a Chérie i suoi occhi risoluti. «Mi accompagnerete alla stazione — voi, vostra cognata ed il bambino. Verrete tutti e tre a dirmi addio e ad augurarmi buona fortuna.»