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verso la fine di maggio, e l’infermiera, chiusa la sua valigia, ripiegato il suo mantello, si accinse alla partenza.

Chérie piangeva. «Restate ancora, Nurse Elliot, restate ancora con me!...»

«Impossibile, mia cara,» rispondeva Miss Elliot, che non voleva sembrare commossa. «Devo tornare al mio posto a Liegi. Del resto qui non avete più bisogno di me.»

«Oh! tanto bisogno abbiamo di voi!» pianse Chérie. «Io mi sentirò così sola, così abbandonata!»

«Abbandonata? Col vostro bambino? Con vostra cognata? Sciocchezze!»

disse l’infermiera in tono energico, scoccando un bacio sulla guancia pallida di Chérie.

«Ma Luisa mi parla appena!» singhiozzò quella, desolata. «Sapete pure ch’essa odia il mio bambino e me!»

«Sciocchezze!» ripetè, Miss Elliot. Ma in cuor suo sentiva che Chérie diceva il vero.

Era infatti impossibile non accorgersi dell’avversione quasi morbosa che Luisa provava per il povero piccolo intruso. Luisa stessa, per quanto tentasse di vincere o di nascondere questo sentimento non ci riusciva.

Ogni lineamento di quel minuscolo viso, ogni filo dei fini capelli