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288 | annie vivanti |
«Madame Doré! Sono io, Luisa e la piccola Mirella! — Non ci riconoscete?»
La donna sussultò. «Zitta, parla piano. Entra, entra!» E prendendole il braccio la trasse rapida nell’anticamera e chiuse a chiave e col catenaccio la porta di casa.
Il suo sguardo era oscillante, smarrito, e di tratto in tratto uno spasimo nervoso le contraeva il volto.
«Oh, mia cara!» esclamò Luisa, e l’abbracciò piangendo.
Madame Doré la condusse di sopra nella sua camera da letto, ed anche là chiuse la porta a doppio giro: aveva l’ossessione di essere costantemente spiata e vigilata.
Allora sottovoce, tra il pianto, narrò a Luisa la sua terribile storia — Andrea ucciso nella notte del 4 agosto sul piazzale della chiesa; Jeannette, quindicenne, preda della soldataglia tedesca e morta in un ospedale di Bruxelles; Cecilia fuggita in Inghilterra.
Ed a sua volta la triste donna apprese dalle labbra di Luisa il loro triplice martirio.
Col cuore stretto da un’infinita pietà Madame Doré accarezzava i morbidi capelli di Mirella. «Sì, sì; lasciala pure con me. Puoi essere tranquilla sul suo conto. Sarà anzi un grande con-