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280 | annie vivanti |
fuga da un ospedale che da una prigione tedesca. Una prigione tedesca!... Florian digrignò i denti. Dall’atteggiamento dell’ufficiale Florian lo giudicò incline a quest’ultima decisione.
«Die Flundern werden —»
A momenti lo diceva forte! Sentiva nel palato una smania, un solletico, quasi una necessità fisica di pronunciare quelle parole insensate. Erano certamente quelle voci tedesche intorno a lui, era il suono gutturale di quegli accenti che gliele strappavano di bocca. Già le sue labbra si movevano a formularle....
L’ufficiale l’osservava intento.
Invano Florian strinse le labbra, morse la lingua tra i denti — d’improvviso le grottesche parole gli scapparono dalla bocca: «Die Flundern werden sich wundern...»
L’effetto di quella frase fu istantaneo e inatteso. Tutti ruppero in un grande scoppio di risa; persino il fosco volto dell’ufficiale si spianò in un largo sorriso.
I soldati ripetevano le parole, commentandole. «Avete sentito? Die Flundern!... Ah, bellissima! Sarà stata una canzonettista dell’Ueberbrettel a mettergli i topi nel cervello!» E si smascellavano dalle risa, battendogli le spalle nude e chiedendogli in quale Kabaret avesse lasciato il cuore ed il senno.