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276 | annie vivanti |
innanzi. Sì, ecco, lì, a sinistra, la via bianca e diritta che va da Poperinghe a Ypres.... ben riconosceva quel duplice filare di alberi...
Ed ora, dove andare? In quale direzione si trovavano le linee belghe? Florian si sentiva ancora assai debole, le ginocchia gli tremavano e nel cervello vuoto non aveva che una confusione di suoni insensati. Le parole che il tedesco morente aveva continuato a ripetere per tutta la notte gli ronzavano nella testa incessantemente, ed anch’egli si trovava a mormorarle sommesso: «Die Flundern werden sich wundern...»
Gli pareva di essere ancora nelle spire di un sogno faticoso e incoerente. Doveva fare un grande sforzo mentale per persuadersi che realmente lui, Florian, s’aggirava per il mondo vestito d’un paio di scarpe e d’una coperta da campo. Probabilmente nulla di tutto questo era vero. «Probabilmente» — si disse Florian — «io sono ferito, sono in un ospedale con qualche lesione al cervello, e questo è parte del mio delirio.» Era inverosimile, era impossibile che qualcuno potesse avergli rubato tutti i suoi abiti lasciandogli in cambio il latte, la cioccolata e le sigarette. Come conciliare la viltà da parte di chi lo aveva derubato quand’era incosciente, collo spirito di fraternità e di affetto dimostrato