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vae victis! 275

In mezzo al pavimento stava un paio di scarpe gialle e fangose che gli ricordavano quelle vedute ai piedi del tedesco ferito sul pendio del cratere. Queste scarpe e la coperta di lana grigia stesa per terra, ecco tutto ciò che avrebbe potuto mettersi indosso.

Nulla rimaneva di quanto era stato suo; perfino il cognac era in una fiaschetta che non aveva mai veduto.

Florian si guardò intorno nel luogo deserto; notò le mura sbrecciate e crollanti, demolite da bombe ed obici; in un angolo un aratro rotto e rugginoso e qualche arnese agricolo poggiavano al muro. Null’altro. Dopo breve riflettere Florian si decise a mettere quelle scarpe. Poi finì il latte, il pane e il cognac. Finalmente annodò in un angolo della coperta la cioccolatta, le sigarette ed i fiammiferi, poi avvolgendosi la ruvida flanella grigia intorno al corpo uscì ad affrontare il mondo.

Era un mondo vuoto e desolato. Sulla strada fangosa che attraversava la pianura non si vedeva che il gonfio cadavere di un cavallo. Giudicando dal sole Florian si disse che potevano essere le sette del mattino. Gli parve di riconoscere la località: doveva trovarsi a due o tre chilometri dal terreno di combattimento del giorno