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brividi dell’alba, allorchè scesero a sdruccioloni entro il pendio del cratere portando tra loro una barella ripiegata.
Erano entrambi giovanissimi i due militi; avevano troncato a mezzo i loro studi di filosofia all’Università di Bonn allo scoppio della guerra, lasciando da parte Kant e Hegel per intraprendere un rapido corso di chirurgia. Il più giovane dei due — che aveva i capelli biondi come il miele — si dilettava a scrivere delle insensate poesie latine ch’egli asseriva essere nello stile di Lucrezio.
Deposero la barella. Stettero silenziosi e immobili a guardare quelle due figure irrigidite nel fraterno abbraccio; quell’atteggiamento narrava tutta la storia dell’agonia. La mano di Florian poggiava sul petto del tedesco morto tenendo ancora nelle dita rilassate la fiaschetta aperta del cognac; il volto sanguinoso del loro camerata posava fidente sul braccio ripiegato del nemico.
Un’emozione profonda strinse alla gola i due che guardavano. Il più giovane — quello che scriveva i versi latini — si chinò e pose la mano quasi invocando una benedizione, sulla fronte pallida di Florian.
Trasalendo si volse al compagno.