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vae victis! 271

Quando l’ebbe quasi raggiunto riposò alquanto, poi si cercò indosso la fiaschetta del cognac, la trovò, l’aprì e tendendo il braccio l’accostò al viso del morente.

«Prends, bois!» disse. Ma il tedesco non si mosse ed in breve il respiro rantolante cessò.

Florian mosse le mani plumbee e si trascinò ancora più vicino all’altro; con un immenso sforzo riuscì a passargli un braccio sotto al capo sollevandoglielo un poco. Allora, alla scialba luce del giorno nascente, vide sgorgare da una ferita che quell’uomo aveva alla testa un fiotto scuro che gli piovve giù per la faccia.

Il tedesco aprì gli occhi: che cosa facevano ora quelle donne diaboliche? Gli versavano del vino caldo sulla testa?... Traverso quel tiepido velo scarlatto gli occhi morenti fissavano Florian pieni di infinito terrore e smarrimento.

Un’onda di mortale debolezza e nausea invase Florian. Allentò il braccio, e su di esso ricadde all’indietro la spaventosa testa insanguinata del nemico. Florian si abbattè accanto a lui svenuto.

Così giacquero per lunghe ore, fianco a fianco, come fratelli — il vivo e il morto, l’ufficiale belga col braccio intorno al soldato tedesco. E così due militi della Croce Rossa li trovarono nei