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Verso le due del mattino Florian Audet riaprì gli occhi e girò il capo per guardarsi intorno. La voce del tedesco ferito — una voce rauca e rantolante — l’aveva strappato al sonno; o al deliquio, forse. Ora, desto, si domandava vagamente che cosa mai potessero significare quelle parole continuamente ripetute: «Die Flundern werden sich wundern....»

Forse era qualche frase nazionale, un grido di vittoria o di sfida, come sarebbe: «La libertà o la morte!» o «Tutto per la Patria!» Certo doveva essere qualche cosa di simile.

Il suono mugolante di quelle parole gli si conficcò nel cervello.

Girando appena il capo Florian vedeva, alla sua sinistra, la figura supina del nemico, colle molli gambe distese, i piedi abbandonati rivolti in su negli scarponi gialli infangati, e udiva nel respiro già rantolante il suono spezzato di quelle parole: «Die Flundern.... werden sich wundern....»

Una subitanea immensa pietà lo invase, pietà di quel corpo spezzato accanto a lui, pietà di sè stesso, pietà del mondo intero. Con uno sforzo eroico, poichè gli pareva di avere le membra infrante, egli si volse sul fianco e si trascinò penosamente vicino al moribondo.