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vae victis! | 269 |
Karl gridò per lo spasimo; e allora anche Mélanie si curvò su di lui, mostrando i suoi denti da lupo, ed anche lei lo morse al braccio.
Gli strappavano, gli sbranavano le carni; non gli riusciva di liberare il braccio da quelle due terribili creature.
«Verdammte Sauweiber!» urlò. E quell’urlo stesso lo svegliò.
Vide il cielo notturno tempestato di stelle: e là accanto giaceva ancora la figura prona del belga. Probabilmente — pensò Karl — quelle belve, Mélanie e l’Annegata, avranno azzannato e sbranato anche costui. Bisognava tenerle lontane ad ogni costo. Perciò egli dovette seguitare a cantare colla sua gola arsa ed arida:
«Die Flundern,
«Werden sich wundern...»
. . . . . . . . . . .
«Die Flundern
«Werden sich wundern...»
Gli pareva che queste parole dovessero esercitare qualche occulto potere contro le sue tormentatrici; e così egli continuò a ripeterle per tutta la notte.