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vae victis! 241

dolo con un improvviso senso di tenerezza e di rimpianto.

Avevano fatto il giro del lago ed ora tornavano indietro sotto al pergolato in piena vista delle finestre della villa. Sul balconcino dello studio s’era affacciata Luisa. Chérie vide che le faceva cenno colla mano, e corse sotto al balcone alzando gli occhi.

«Mi chiamavi?»

«Ah, Chérie! Non sapevo dov’eri,» disse Luisa, china sovra il parapetto, «e mi sentivo in pena. Non vuoi venir su, cara? Ho da parlarti.»

«Ah, è vero! è vero!» esclamò Chérie, e i suoi occhi lampeggiarono rammentando la promessa fattale dalla cognata la sera precedente. «Ora mi dirai...» Si volse a Giorgio. «Devo entrare,» disse. «Dunque è venuto davvero il momento di dirci addio!» E rise.

«Addio!» disse Giorgio, grave e un po’ pallido.

«E perchè non diremmo arrivederci?» fece Chérie colla mano in quella di lui.

«Ah, sì!» disse Giorgio guardandola intensamente. «Diciamo arrivederci!»

«Arrivederci, signor Giorgio!... Arrivederci!»

E Chérie entrò in casa.