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vae victis! 237

un attimo e presentendo che quella partenza l’avrebbe lasciata più triste.

Egli le prese di mano il libro, e poi le stese la mano destra.

«Addio!»

Chérie pose in quella di lui la sua mano piccola e fredda. E Giorgio, poichè non trovava altro da dire, ripetè: «Addio!»

«Addio,» rispose lei ridendo. «Ma adesso bisogna che ve n’andiate. Non potete continuare a dirmi addio, e restar qui.»

«Già;» ammise Giorgio. «Adesso me ne vado.» Poi tossì per darsi un contegno, e soggiunse con aria che voleva essere indifferente: «Sarete ancora qui, quando ritorno dal fronte? Ho idea che non vi piacerebbe vivere sempre in Inghilterra.»

«Non lo so,» rispose Chérie, incerta. «A dir vero non ci ho mai pensato.»

«Capisco,» ribattè Giorgio con qualche insistenza. «Ma vi piace l’Inghilterra? O non vi piace?»

«S’il vous plaît Londres?» citò essa alzando a lui gli occhi ridenti.

Ah! certo, pensò Giorgio, non vi erano nel mondo altri occhi colle ciglia così lunghe, altre pupille così stellanti e raggianti!

«È vero che per certe cose l’Inghilterra non