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236 | annie vivanti |
pure, chissà? le sarebbe brillato nel volto soave la fuggevole meraviglia del sorriso.
Corse giù per le scale e in giardino; in un attimo fu sotto al pergolato, ma Chérie non c’era più. La trovò che passeggiava lungo il laghetto artificiale nel bosco; era immersa nella lettura d’un libro.
«Buon giorno,» disse Giorgio in tono di eccessiva naturalezza, quasi fosse cosa abituale l’incontrarsi in giardino a quell’ora.
Ella, assai sorpresa, alzò il viso.
«Oh! buon giorno, Monsieur Georges!» e la morbidezza francese dei «g» nel suo nome suonò assai dolce al signor Giorgio.
«Che cosa fate levata così presto?»
«Et vous?» ribattè lei con quel suo breve, vivido sorriso.
«Io... io... sono venuto a dirvi addio!»
«Addio? Ma come mai? Credevo non partiste che domani sera?» esclamò Chérie.
«Perfettamente,» rispose Giorgio. «Ma io amo fare le cose senza fretta. Perciò comincio a salutare gli amici due giorni prima del tempo.»
E di nuovo gli piacque il rapido sorgere e sparire del sorriso che le arcuava la bocca e le metteva delle fossette nelle guancie.
«Allora — addio,» fece lei guardandolo per