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era cessata, lo stranissimo senso di gioia fisica era svanito e a Chérie parve quasi impossibile rammentare a sè stessa, tanto meno descrivere ad altri ciò che aveva provato.

Chérie, certa di non poter più dormire, si vestì, rapida e silenziosa per non destare Luisa, avvolse le gracili spalle in uno scialletto e scese nel giardino.

Quel mattino anche Giorgio Whitaker si era svegliato di buon’ora. Erano questi i suoi ultimi giorni di licenza prima di partire per il fronte, ed egli aveva nell’animo una febbrile irrequietezza. Sua sorella Eva doveva tornare da Hastings quella mattina stessa; passerebbero insieme questi ultimi due giorni felici prima della sua partenza per quella meravigliosa e spaventosa avventura ch’è la guerra.

Aveva obbedito al desiderio di sua madre e non aveva più cercato di trovarsi o di discorrere colle loro ospiti belghe. Invero era facile — troppo facile! pensò Giorgio con un sospiro — evitare ogni incontro con loro, poichè sembravano farsi ogni giorno più timide e ritrose. Giorgio appena le scorgeva, apparizioni fugaci, dietro le loro finestre chiuse; tal’altra volta gli era concessa una visione del capo lucente di Chérie, chino sopra un lavoro o un libro presso il balcone dello studio.