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vae victis! 233

ba grigio-rosata, d’una luminosità così soave che si sarebbe detta di primavera e non d’autunno. Vi era nell’aria pallida e radiosa come una promessa di giornate serene.

D’un tratto Chérie si sentì invasa da quell’onda di stordimento e vertigine che ormai era solita provare. Il pavimento ondeggiò sotto ai suoi piedi, e la mortale nausea che conosceva e temeva le serrò la gola.

Poi questi fenomeni svanirono e Chérie si sentì perfettamente bene; le parve anzi di provare uno strano e lieto senso di benessere che le era nuovo. Era una sensazione indefinita di gioia — di gioia morale e fisica, era... che cosa era? Era come una pulsazione lieve, un fremito d’una dolcezza impossibile a definire. Ma non appena questo strano senso la scosse, che già era svanito. Allora Chérie si rammentò: ecco ciò che l’aveva svegliata! Sì, era quello stesso palpito strano ch’ella aveva sentito nel sonno — quel lieve tremolio somigliante a un batter d’ali, quasi che un altro cuore pulsasse entro al suo.

Così strano, così nuovo, così profondo era questo brivido di gioia ch’ella pensò per un momento di correre in camera di Luisa a chiederle che cosa potesse significare. Ma già la sensa-