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«Dimmi la verità, Lulù,» disse Chérie quella sera, allorchè Luisa, avendo messo a letto Mirella, ritornò nel loro salottino; i riflessi del fuoco danzavano sulle gaie pareti e sulle tende cremisi ben chiuse.

«Dimmi la verità — tu hai avute notizie! Tu sai qualche cosa di Claudio.... qualche cosa —» Chérie si fece rossa dal niveo collo fino alla linea classica e delicata della fronte — «di Florian! Sì, sì! Te lo leggo in viso. Tu hai avuto notizie.»

Sì; Luisa aveva avuto notizie.

«Buone notizie?...»

Sì. Buone notizie. — Luisa sedette su di una poltroncina accanto al fuoco e disse piano: «Chérie.»

Quella venne rapida a mettersi ai suoi piedi; i bagliori della fiamma le guizzavano sui capelli fulvi e sul latteo ovale del viso.

«Chérie...» La voce di Luisa era trepida e sommessa. Le pareva d’essere un carnefice; le pareva di dover compiere un assassinio su qualcosa d’infinitamente tenero e floreale, di dover aprire a forza i petali chiusi di quell’anima ancora infantile e riempirne il calice di veleno.

I vili le avevano violato il corpo; a lei pareva di doverne violare l’anima.