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12 | annie vivandi |
Una hochwolgeborene Signorina che riceve lettere da un servitore!»
Frida non si degnò di rispondere; nè sollevò gli occhi dal foglio che teneva in mano; eppure — Mirella lo vedeva — non vi era che una riga di scritto. Quattro o cinque parole, nulla più. Ma Frida sedeva immobile, impietrita, come se quel breve messaggio l’avesse mutata in una statua di sasso.
Ed ora Chérie, che aveva finito di leggere la sua lettera, sollevò il viso costernato.
«Frida! Mirella!... Sapete che cosa accade? Dobbiamo tornare a casa domani.»
«Domani?» gridò Mirella. «Ma cosa dici? Papà ha detto che dobbiamo star qui due mesi e non siamo arrivate che quattro giorni fa!»
«Lo so. Ma la tua mamma scrive che si deve tornare subito a casa. Hai sentito, Frida?»
Frida nè rispose, nè alzò gli occhi.
«Ma perchè? perchè?» ripeteva Mirella quasi piangendo. «Ma dunque non lo sa Lulù che abbiamo fissato di festeggiar qui il tuo compleanno?... E che Lucilla e Jeannette e Cricri vengono tutte qui apposta?»
«Lo sa, lo sa», rispose Chérie volgendo i suoi dolci occhi perplessi dal visino sconcertato di Mirella al volto impassibile di Frida. «Ma dice.... dice che sta per scoppiare la guerra.»