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vae victis! 227

Era come se una folata di vento autunnale avesse spente la luce della gioia ch’era in lei. Ritta tremante in mezzo alla via, ella sentì che il nembo le si riaddensava d’intorno, che l’abisso la riprendeva.

Chérie! Che cosa aveva detto di Chérie il dottore, accompagnandola or ora al cancello del Vicariato? Tenendole le mani in una stretta forte che le prometteva salvezza e liberazione, quali parole aveva egli pronunciate? Ella allora non le udì, non le comprese, rapita nella sua travolgente felicità e gratitudine; ma ora quelle parole le ritornavano d’un tratto nella memoria, ora le riudiva, le comprendeva.

Il dottore aveva detto guardandola fisso in volto: «E che ne sarà di vostra sorella?»

Vostra sorella! Egli alludeva a Chérie. E che ne sarebbe di lei? Ancora una volta Luisa sentì quel tuffo nel sangue, come un sordo colpo datole nel cuore.

Poichè ben sapeva ella ciò che il dottore intendeva dire; ben sapeva ella che ne era di Chérie.

Lo stesso abominio, lo stesso orrore, la stessa sciagura.

Luisa chiuse gli occhi e strinse i denti. Se lo stato di Chérie si faceva palese anche agli occhi