Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
vae victis! | 225 |
XV.
Era calato il crepuscolo — il malinconico crepuscolo di novembre — allorchè Luisa uscì dal cancello del Vicariato e si affrettò verso casa traverso i prati umidi e le campestri viottole deserte.
Non aveva voluto che la signora Yule l’accompagnasse nè che la facesse accompagnare. Aveva bisogno d’essere sola — sola a guardare in faccia la sua felicità, sola colla sua nuova divina estasi di gratitudine!
Ah! finiti, finiti i giorni di martirio, le notti d’incubo e di terrore!
A Luisa pareva di uscire da una negra caverna in cui giacessero uccisi i fantastici Mostri che l’avevano straziata — la Vergogna dal volto fiammante, e l’Orrore che le aveva conficcato gli artigli nelle carni, e la Pazzia frenetica e ghignante...