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vae victis! | 223 |
metterai che la creatura concepita nella violenza e nell’alcoolismo sarà probabilmente un anormale, un degenerato, un epilettico.» Il dottore additò il divano dove giaceva Luisa livida e svenuta. «E la madre? Guardala! La madre andrà al cimitero o al manicomio.»
Il Vicario non rispose. La signora Yule con gli occhi pieni di lagrime e le mani tremanti gli si avvicinò, ma egli distolse il viso e guardò fuori sul giardino ormai quasi buio sotto la scrosciante pioggia.
Finalmente si volse, austero e pallido, verso il dottore:
«Reynolds, noi siamo dei vecchi amici, non è vero? Orbene, con quanto affetto, con quanta autorità ho, ti prego — ti comando di desistere dal tuo proposito.» E poichè il dottore taceva, soggiunse: «Ricordati, Reynolds, l’atto che stai per compiere non è solamente immorale — è anche illegale.»
«Se la tua coscienza, Yule, ti spinge a denunziarlo all’autorità, fa pure.» E il dottore si chinò sopra l’incosciente Luisa e le toccò la fronte e il polso. «Quanto a me, farò il mio dovere.»
«Ed io farò il mio,» dichiarò tremando il sacerdote.
«Che sarà — di pregare per loro!» implorò