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vae victis! 219

«Reynolds, mio buon amico! non dirmi dunque che oseresti intervenire!»

Il dottore tacque. Luisa, con le pallide labbra aperte, gli occhi smarriti e fissi sui due uomini, aspettava la sua sentenza.

«A priori,» soggiunse il dottore studiando il viso disfatto e il corpo macilento di Luisa, «a priori credo poter asserire che le condizioni mentali e fisiche di questa donna giustificano il mio intervento.»

«Ah!» Fu un urlo di gioia delirante che proruppe dalle labbra di Luisa. Ella si strappava dal collo la veste, soffocata, cercando il respiro, scossa da un riso frenetico e da singhiozzi, ripresa da un nuovo violento spasimo isterico.

Dovettero riportarla sul divano; mentre la signora Yule le bagnava le tempia, il dottore sciolse nell’acqua un calmante: glielo forzò tra i denti serrati; poi le sedette vicino, tenendole l’esile polso.

In breve sentì che le pulsazioni disordinate si facevano più ritmiche e i tesi muscoli si allentavano. Si alzò e traversò la stanza.

Il sacerdote stava muto e immobile accanto alla finestra, guardando fuori sullo squallido giardino battuto dalla pioggia.

«Yule,» disse il dottore, «sarò desolato se