Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/225


vae victis! 213

Ma Luisa gli stese una mano tremante. «Ah, no!» supplicò. «Voi siete il medico dell’anima. Ed è tanto malata l’anima mia!»

«Sono onorato della vostra confidenza, signora,» disse, grave e cortese. E sedendo accanto a Luisa, aspettò che parlasse.

Nè aspettò invano. Coll’eloquenza della disperazione, colla veemenza della follia, Luisa mise a nudo l’anima torturata, rivelò la storia del suo martirio.

In quella stanza tranquilla, nella placida sicurtà di quella religiosa dimora inglese furono rievocate le scene orrende di strage, d’orgia e di brutale violenza, nelle quali il nemico coi piedi lordi di fango e di sangue aveva calpestato l’anima di tre creature inermi. L’oltraggio fu ricompiuto dinanzi agli ascoltatori inorriditi.

Luisa era sorta in piedi — una figura alta, nera, con viso spettrale. Era dessa la Tragedia vivente, lo Spirito della Femminilità che la guerra strazia ed infrange; era ella il Cordoglio del Mondo.

Ella si gettò ai piedi della signora Yule con le braccia tese, con gli occhi fuori dell’orbite:

«Signora! Signora! Voi che siete donna dovete capire — capire che cosa è stata quella notte.... colla porta aperta.... i soldati ubbria-