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212 | annie vivanti |
avuto un terribile spavento. Fatto sta che ha perduto la ragione e la favella. È un caso veramente doloroso.»
Fu la signora Yule cui questa volta le vivide lagrime di pietà riempirono gli occhi. Con uno slancio di tenerezza si chinò improvvisamente e baciò la pallida guancia dell’esiliata.
Allora, come al bagliore d’una folgore, s’illuminò il buio nell’anima di Luisa. Essa sentì che ora o giammai doveva svelare il suo segreto; ora o giammai doveva tentare l’ultimo sforzo, la suprema lotta per la liberazione e la vita.
Le sue nere pupille andavano dai dolci occhi della signora Yule, ancora nuotanti nel pianto, alla faccia grave e pietosa del dottore. E la speranza come una cosa viva le corse nel cuore. Il sangue le affluì alle guancia.
Balzò in piedi.
«Dottore!...» balbettò «Signora!... Devo dire... devo parlare....»
Si coprì il volto.
«Parlate, cara,» disse dolcemente la signora Yule.
Il Vicario mosse un passo innanzi. Guardò incerto da Luisa a sua moglie, poi il dottore. «Forse desiderate che io vi lasci....»