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202 | annie vivanti |
Luisa guarda — poi guarda ancora; e non si muove. La luce elettrica là dentro è ancora accesa, una seggiola è rovesciata sul limitare, e là, là sul letto giace qualcuno.... È Chérie! Chérie nel suo vestito di velo bianco — Luisa vede che è tutto lacero e macchiato di sangue — Chérie, colle braccia alzate e le mani legate alla sbarra del capo-letto. Il largo nastro rosa le è stato strappato dai capelli per legarle così le mani sopra al capo. Ha la faccia graffiata e sanguinante. È immobile.
Sembra morta.
... Ah! come trovò Luisa la forza di sollevarla, di richiamarla alla vita, piangendo su lei e su Mirella, correndo disperata, folle, dall’una all’altra delle due creature?
Le aveva vestite, inviluppate di scialli. Era riuscita, ora trascinandole, ora portandole, a scendere con loro le scale, a trarle fuori — fuori da quella casa profanata!
Che cosa fare? Doveva chiamare aiuto? Doveva andare gridando la loro vergogna e la loro disperazione per le vie del villaggio?
No, no, no! Che nessuno le veda, che nessuno sappia mai ciò che è accaduto a loro.
.... Ma che rumore era questo — questo galoppo di cavalli per le vie deserte del villaggio? Ah! sono loro, sono gli ulani!... bisogna fuggire! fuggire!