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vae victis! 201

Luisa, uno spettro livido nel grigio pallore dell’aurora, esce barcollando dalla sua camera... passa con un sussulto davanti ad Amour sulla soglia della camera di Chérie.... Poi scende vacillando le scale.

Ed ecco, accasciata ai piedi della ringhiera di ferro — Mirella! Mirella ancora colle braccia legate, colla piccola bocca aperta, ansando breve, a tratti, come un uccellino che sta per morire...

Luisa la solleva, slega e scioglie la sciarpa che la stringe, le spruzza dell’acqua sul viso.... e Mirella apre gli occhi.

Ma quelli non sono gli occhi di Mirella! Vi è delirio e frenesia in quelle pallide iridi che si volgono lente intorno alla stanza, che vagano indecise e che d’un tratto si fermano su un punto, folli, intente.

Che cosa mai guardano con quell’espressione di indicibile terrore?

La madre segue quello sguardo e vede una porta — la porta drappeggiata da una tenda rossa che dà in una camera da letto. È questa una camera poco usata dove talvolta un ospite o un paziente di Claudio ha dormito.

Ed è su questa porta che lo sguardo allucinato di Mirella si fissa. E’ aperta la porta; la tenda rossa pende strappata....