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198 | annie vivanti |
mente di disgusto e d’ira. Allora egli cambiò tono e l’avvertì che se osava ripresentarsi a lui l’avrebbe denunciata alle autorità.
Col coraggio della disperazione Luisa andò da varî dottori inglesi; e quando si trovò davanti a loro non osò dire quello che desiderava. Essi le ordinarono dei calmanti e dei ricostituenti. Se mai ella osava narrare loro la sua storia, o non la credevano, o scotevano malinconicamente il capo raccontandole a loro volta dei casi che avevano conosciuti simili al suo, od altre storie di barbare atrocità. Luisa doveva interessarsi al fato dei bambini di Visè cui erano state mozzate le mani; doveva commuoversi per il soldato di Hertfordshire cui avevano strappato gli occhi.... Poi pagava cinque scellini (se era un medico della City) o due lire sterline (se era un medico di Harley Street) e se ne tornava a casa con una ricetta di sedativi e tonici.
Allora Luisa decise che bisognava morire. Non vi era rimedio, bisognava morire. Aveva paura della morte. Si sentiva legata alla vita da un duplice istinto, il suo e quello della creatura che viveva in lei. Ah! come tenacemente si aggrappava quell’essere alla vita! Non voleva morire, quell’immonda creatura — no! non voleva