Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
196 | annie vivanti |
Mia Dio! Che cosa fare? Che cosa fare? Come in un baleno ella rivide la faccia convulsa, ubbriaca del nemico china sopra di lei... E con un grido che destò di soprassalto Chérie nella camera attigua, Luisa cadde a ginocchi presso il letto.
Liberarsene, liberarsene!... o morire!
Allora cominciò per Luisa la disperata corsa alla liberazione, la straziante ossessione dei tentativi di scampo.
Si levava ogni giorno all’alba e camminava per ore ed ore, noncurante dell’intemperie, affannandosi per aspre salite e ripide discese, correndo per affaticarsi e stremarsi; finchè madida di sudore, esausta, si abbatteva affranta...
A nulla giovò. Allora si decise di andare a Londra. Inventò ogni sorta di scuse per andarci sola; e in quell’enorme, crudele deserto di strade ignote, di folla ignota ella vagò in cerca di oscure farmacie. Tornava portandosi a casa delle medicine venefiche, delle bevande pericolose che le davano crampi e convulsioni, che la lasciavano malata, esausta, colla bocca amara e il viso spettrale.
Tutto era vano. La natura proseguiva inesorabile il suo corso.