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188 | annie vivanti |
vado tisica tanto mi sento debole, affranta e svogliata. Ho orrore del cibo, ed ho dei dolori lancinanti al petto. Già, sono anemica; questo lo so. Tuttavia non ho tosse. Quindi speriamo che non sia nulla di grave.
Oggi, dunque, quando siamo entrati in salotto il buon dottore ha preso il polso di Mirella e le ha parlato con dolcezza. Ma frattanto non staccava gli occhi da me; ed anche la signora Whitaker mi guardava.
Poi il dottore mi ha fatto varie domande; e mentre gli dicevo tutto ciò che mi sentivo, lui tossicchiava e diceva: «Uhm... Già... Sicuro.»
Finalmente ho visto che dava un’occhiata alla signora Whitaker; questa si è alzata subito ed è uscita conducendo via Mirella.
Rimasto solo con me, il dottore mi ha fatto cenno d’accostarmi, poi mi ha preso con molta dolcezza la mano.
«Mia povera figliola,» disse, «avete qualche cosa da confidarmi, non è vero?»
Lo guardai spaventata e perplessa. «Perchè, perchè dice questo?»
Egli non rispose ed io m’impressionai più ancora. «Sono molto malata, dottore? Sto forse per morire?»
«Ma no, ma perchè dovreste morire?» disse