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176 | annie vivanti |
posso, non posso, non ho forza! E lei piange, piange.....
Glotz mi grida ancora in tedesco: «Va via! Va via!» e vedo che lotta coll’altro per darmi il tempo di fuggire.
Allora fuggo. Salgo le scale inciampando e cadendo ad ogni scalino, gridando: «Luisa! Luisa!» Arrivo, non so come, alla sua porta. È chiusa! E dentro odo dei rumori — il respiro affannoso d’un uomo e parole rauche e concitate. Convulsa, soffocata da un indefinibile orrore mi precipito verso la mia stanza. — Mi chiuderò dentro, aprirò le finestre e chiamerò aiuto....
Sulla soglia di camera mia, con un sussulto mi fermo. Cos’è, cos’è che giace là sul limitare? Una cosa informe, nera... in una pozza di sangue! — Amour!
È Amour — morto! col cranio sfracellato.
Mentre lo sto a guardare odo dei passi che salgono correndo le scale. È lui — è quell’uomo dagli occhi chiari — che viene a cercarmi! Mi getto innanzi alla cieca coi piedi che sdrucciolano nel sangue di Amour, e mi nascondo dietro le tende dell’alcova dove sono appese le mie vesti.
L’uomo si ferma sulla soglia e guarda intorno. Vede il cane morto sul limitare e con