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168 | annie vivanti |
occhi stralunati fissi nei miei. «Ma non sa —» E tace.
«Che cosa non sa?»
Ella mi trae a sè stringendomi convulsamente le braccia, e i suoi occhi si sprofondano nei miei con un’insistenza di demente.
«Ma — Chérie! — Ma è possibile.... che tu abbia scordato?...»
Scordato? In verità ho scordato molte cose. Vi sono delle lacune nella mia memoria, dei larghi spazi vuoti che, per quanto mi torturi il cervello, non riesco a colmare. Tratto tratto un fugace ricordo, una visione sconnessa mi balena innanzi come una folgore — ma subito tutto si confonde, si cancella, svanisce.... Ed è come se una fitta nebbia bianca mi calasse sullo spirito. Quando cerco di riafferrare ciò che ho intraveduto, non esiste più. E più non ricordo ciò che ho ricordato.
«Dimmi, Luisa! dimmi — che cosa ho io scordato?»
Ma ella mi fissa con quegli occhi tragici, ossessionati, e susurra:
«Taci, taci, mia povera Chérie.» E mi posa la mano fredda sulle labbra come se volesse chiudermele.
Ma io voglio, voglio ricordare. Voglio riordi-