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vae victis! 163


«Ah! sono i polli fifferi...»

cominciò. C’era o non c’era qualche cosa di sbagliato in quelle parole?

«I pieti polli fifferi —»

Miss Johnson girò intorno gli occhi stralunati, che cosa stava cantando?

«I polli —»

gridò disperata sul là diesis acuto.

E la voce le mancò per il resto.

«Misericordia!» mormorò la afona Miss Slepper alla signora Whitaker che le sedeva vicino. «Che voce stridula!»

«Già,» assentì la signora Whitaker. «E che strana canzone! I polli fifferi — che cosa saranno mai?»


Inutile negarlo. Il concerto era un fiasco.

L’esecrabile contegno dei profughi e il contagio del loro ridere insensato aveva dato luogo ad una specie d’isterismo che si era propagato per tutta la sala. L’intero uditorio aveva finito col cedere ad una ilarità pazzesca e irrefrenabile.

Ogni numero del programma veniva accolto da risa soffocate, talvolta addirittura da strilli