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vae victis! 5

di cerchio, quelle sabbie che vanno a perdersi nelle tragiche dune deserte. Chérie si lasciò cadere dalle braccia Amour che, fatto un ruzzolone, si raddrizzò, scavò in fretta colle zampe posteriori una breve serie di buchi nella sabbia e poi si allontanò di trotto in cerca di certi suoi odiati nemici contro cui nutriva foschi e perpetui rancori: un levriere scarno e pretenzioso, un impertinente fox-terrier, e un vilissimo cagnolino nero, tremebondo, di cui i gusti e la storia non comportano indagini.

Chérie s’inoltrò attraverso il mezzo chilometro di arena asciutta nella quale i suoi piedi affondavano ad ogni passo; giunta alla superficie liscia che la marea scendente lascia dura e levigata, tolse rapida accappatoio, cappello, sandali e calze; e a passetti brevi, in punta de’ piedi corse nell’acqua. Lesta e leggera traversò a piccoli salti le prime arricciature delle onde finchè l’acqua non le cinse i ginocchi, e la gonnellina rossa si gonfiò a pallone tutto intorno a lei. E corse avanti con piccoli brividi e grida di piacere, alzando le bianche braccia al di sopra della testa, mentre l’acqua saliva e l’accerchiava del suo fresco e forte abbraccio. Il sole gettava una rete di brillanti sul mare di raso celeste; e la fanciulla sentì improvvisa in sè co-