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glio! Si dimenava come un ossesso, mi faceva un solletico insopportabile.... E’ stato lui che ha fatto venir giù la bandiera —»

«Già. La bandiera,» mormorò il Reverendo.

«Basta,» disse l’infelice Giorgio; «bisognerà spiegare che ho fatto così apposta. Che questo doveva essere un numero buffo....»

«Non occorre spiegarlo,» disse il crudele Reverendo.

Ma già cominciava il secondo numero. Madame Mellon era uscita sul palcoscenico colla rosa in bocca e la mano sull’anca. Il suo gomito rosso e possente appariva ignudo tra le brevi maniche e i guanti troppo corti.

Madame Mellon ricordandosi di dover essere folle e felina volgeva in giro gli occhi sfolgoranti d’appassionata vivacità spagnuola.

Al pianoforte il timido e miope signor Mellon, dopo molte aggiustature dello sgabello scricchiolante, prese il suo posto e cominciò. Ma aveva appena attaccato nervosamente le prime note delle battute d’introduzione, che la «Habanera» irruppe turbolenta dal petto di Madame Mellon. Con uno scoppio di voce ella informò l’uditorio che l’amore era un misterioso augello....

Il signor Mellon, che aveva ancora da suo-