Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
vae victis! | 155 |
garono di moto proprio molto prima del tempo, e in certe parti della persona dove non è solito esporre bandiere.
Sua madre guardandolo, era tutta in un bagno di sudor freddo. Eva aveva chiuso gli occhi e pregava il cielo che la finisse presto.
Ma non finiva. Quelle bandiere che avrebbero dovuto essere la chiusa patriottica e trionfale della sua rappresentazione essendo apparse al bel principio, pareva ora all’angosciato Giorgio che non vi fosse più modo di finire. Tirò avanti, smarrito, colla gola arida, frugando qui, abbrancando là, trovandosi nelle mani un cappello a cilindro, un fazzoletto e un uovo, senza la più lontana idea di che cosa ne avrebbe fatto.
Chérie da principio lo aveva seguìto con serietà ed attenzione, ma quando egli, incontrando improvvisamente il suo sguardo, lasciò cadere l’uovo — le parve di dover ridere o morire.
Quando poi una palla da tennis gli cadde dalla manica ed egli andò carponi a cercarla sotto il pianoforte a coda, mentre la bandiera britannica gli scendeva lentamente da sotto alla marsina e si svolgeva solenne dietro a lui — Chérie si sentì mancare. E rise, rise nascondendo la faccia tra le mani, rossa la fronte, rosso