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vae victis! 147


Oppure?... Si doveva dire?...

Questo dubbio divenne un’ossessione, una tortura. Doveva essa dirgli tutto — o tacere?

Perchè, perchè, l’avrebbe dovuto dire? Per spezzargli il cuore?...

E allora tornava all’angoscia di prima. No, bisognava tacere. Bisognava far guarire Mirella, far guarire Mirella, prima che suo padre la rivedesse! Sì, sì! Il Dio di misericordia la farebbe guarire!

Mirella ritroverebbe quella sua voce striduletta e cara, quel suo riso acuto e gaio con cui sempre accoglieva il ritorno del babbo....

Il sorriso e la voce di Mirella! Dov’erano? Chi li teneva in serbo? Se li erano presi i Santi del Paradiso? Ma che se ne facevano loro della voce e del riso d’una povera bambinetta umana? E Luisa cadeva in ginocchio cento volte al giorno, pregava Dio, la Vergine e i Santi che rendessero a Mirella la sua voce e il suo sorriso.

Ah, Sant’Agnese certo l’avrebbe aiutata! o la piccola Santa Filomena — martirizzate entrambe a tredici anni....

E Luisa pregò. Pregò piena di fede e di speranza, per molti giorni; e poi pregò, piena d’angoscia e di disperazione, per molte settimane.... Poi, d’improvviso, non pregò più.