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138 | annie vivanti |
VIII.
Eva, frattanto, salite le scale, andò a battere leggermente all’uscio dello studio, trasformato ora in un salotto per le rifugiate.
Nessuno rispose; ed ella, stette un momento incerta. Poi udì una voce che diceva tra i singhiozzi: «Mirella! Mirella!»
Era tale la disperazione in quella voce che la fanciulla con subitaneo impulso girò la maniglia e socchiuse l’uscio.
Nel cerchio di luce sotto la lampada, un quadro, quasi biblico nella sua tragica bellezza, apparve ai suoi occhi e la fermò incantata sulla soglia.
La più giovane delle profughe — la pallida bambina — stava ritta e immobile coi lunghi capelli che le cadevano lisci e lucenti come acqua aurata intorno al viso; guardava fissa dinanzi a sè, rigida come una statuetta di marmo. Pro-