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vae victis! | 135 |
chiome ancora bionde, pacatamente e rigidamente divise nel mezzo della fronte.
«Pensa ciò che vuoi,» disse. «Io ti confesso che a me quelle donne dispiacciono e fanno paura.» E leggendo lo sdegno e lo stupore nel viso di lui, continuò:
«Sì, sì! paura. Non so... mi pare che qualche cosa di sinistro aleggi intorno a loro. Quando vedo Eva avvicinarle, parlare con loro... mi vien freddo — come se la nostra figliola entrasse in un mondo buio e sconosciuto. Ah! che cosa avranno veduto — che cosa avranno subìto quelle donne? E tu, Anselmo, vuoi mettere a contatto di questi sinistri misteri la candida anima di tua figlia?»
Suo marito la fissava attonito, senza rispondere.
«So che mi credi cattiva, Anselmo; so che mi credi fredda e senza cuore —»
«Un po’ severa lo sei...» disse Anselmo approfittando subito di questo stato d’animo e di cose.
«E guai se non lo fossi con voi altri tre,» disse la signora Whitaker, e gli occhi azzurri lampeggiarono.
Anselmo non osò proseguire su quella via.
«Mi pare che dovresti essere più gentile, più tenera per queste sventurate.»