Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/144

132 annie vivanti


«Diglielo tu,» fece Giorgio; e tornò in sala da pranzo a sedere accanto a suo padre, accendendo una sigaretta.

La signora Whitaker si fece un poco pregare; ma Eva, che sapeva essere molto carezzevole e persuasiva ottenne il consenso chiesto.

Uscì correndo dalla stanza, e ritornò quasi subito conducendo seco le tre figure nero-vestite; e poichè queste ristavano esitanti sulla soglia, essa infilò amichevolmente il suo braccio sotto quello della riluttante «Chérie.»

«Avanti, avanti! Venné!»

E i tre fantasmi entrarono.

Parevano fantasmi davvero con quei tre visi pallidi, quegli occhi fissi, e l’andatura a scatti come sonnambule.

Sedettero mute, in fila, lungo il muro. Eva andò al pianoforte e suonò.

Suonò il preludio di Rachmaninoff.

Quando l’ebbe terminato le tre ascoltatici nè si mossero, nè parlarono. Allora con arpeggiante preludio Eva passò alla Barcarola di Godard; ma la dolce malinconia di quella musica non strappò alle tre ombre nè un commento, nè un gesto. Il Carnevale di Schumann non le rallegrò; nè le commosse la Sonata al Chiaro di Luna.