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vae victis! 129


Quella sera, allorchè il signor Whitaker tornò dalla città, la sua diletta figliola Eva aveva molte cose da raccontargli; e anche Giorgio, che di solito aveva un contegno piuttosto distratto e indifferente, degnò interessarsi alla conversazione.

«Figùrati! I fantasmi hanno parlato, babbo!» gridò Eva correndogli incontro nell’anticamera. Poi, attaccatasi al suo braccio lo trasse in salotto e lo fece sedere in poltrona. «Ti assicuro — una rivelazione! Non sono fantasmi! E te lo dirà anche Giorgio. Sono tutte giovani; e ce n’è una che è bellissima. Vero, mamma?»

Ma sua madre non rispose, nè alzò gli occhi dal lavoro.

Fu il signor Whitaker che parlò.

«Al Comitato mi hanno detto che erano ottime persone — moglie, sorella e figlia di un dottore.»

«Misericordia! E sembrano pezzenti!» fece Eva.

«Sembrano spaventa-passeri,» disse Giorgio.

«Anche il console belga,» continuò il signor Whitaker, «mi ha detto che erano persone distintissime. Teresa,» soggiunse guardando sua moglie, «credo che avremmo dovuto insistere perchè prendessero i loro pasti con noi.»