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vae victis! 121

— continuò fremente di sdegno — «la mia cuoca — una perla! — mi ha dato adesso gli otto giorni. E perchè? Perchè la mia profuga, Madame Pitou, si è permessa di andare in cucina alle quattro del pomeriggio a farsi un timballo di riso coi funghi.»

«Possibile? Ah, mia povera Lucy!» disse la signora Whitaker scotendo il capo e dissimulando un sorriso. «No, questo le mie non lo fanno. Si accontentano di star sedute negli angoli, mute, immobili, spettrali, come tre fantasmi. Un giorno che avrai tempo le verrai a vedere.»

«Posso venire anche subito,» disse Lady Mulholland con alacrità. «Ma sono convinta che i miei Pitou sono mille volte peggiori.»

Sparì, e tornò quasi subito pronta ad uscire; e con un’ultima raccomandazione a Kitty di non permettere ai Pitou di far cucina in salotto uscì frettolosa accanto alla signora Whitaker.

Presero la scorciatoia traverso i campi e giunsero in pochi minuti alla Loggia delle Acacie.

«Che lingua parlano?» chiese a bassa voce Lady Mulholland seguendo l’amica che si inoltrava rapida sotto i castagni del viale.

«Non parlano affatto,» rispose quella. «E confesso che avevo proprio contato su di loro