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vae victis! 115


«Confesso,» disse, «che non è senza trepidanza ch’io attendo l’arrivo dei miei profughi.»

«Quanti ne aspetti, cara?» chiese Miss Julia Corry.

«Quattro,» rispose lugubre Lady Mulholland. «Se potessi mandare un contrordine!...»

«Ah, no!» esclamarono in coro tutte le amiche. «Una volta che le hai invitate devi accettarle.»


Arrivarono difatti il giorno seguente: una madre, magra e insignificante, due ragazzotti taciturni e grassi, e una ragazzina dall’aria furba, con due occhi vividi da furetto.

Si chiamavano Pitou.

Dal giorno che avevano abbandonato la patria, la casa e i beni — questi consistevano in un piccolo Restaurant in un’oscura viuzza di Bruxelles esalante un effluvio perenne di ragoût di montone — i quattro esuli non si erano trovati troppo male.

Appena sbarcati in Inghilterra avevano appreso ch’erano degli eroi. Erano stati acclamati, insieme ai loro compatrioti, quali salvatori d’Europa. Con stupore non disgiunto da compiacenza avevano ascoltato i discorsi pronunziati in loro onore, nei quali si assicurava che la ri-