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vae victis! | 111 |
nè sua sorella si erano mai preoccupate del passato di Miss Lorena Marshall.
Era prudente questo?
Miss Marshall a vero dire non evocava per nulla l’idea di un passato; tanto meno di un passato esotico, che alla mente di Miss Julia e di Miss Jane si associava vagamente a un terribile libro intitolato — «Pour lire au bain» — che era loro capitato in mano, ed a certi lochi infernali chiamati Bullier e Tabarin.
No; il pudico cappellino nero, correttamente assiso sulla capigliatura color pepe e sale di Miss Marshall non mostrava invero la più lontana parentela con quei folli «petits bonnets» che si buttano al disopra dei mulini in un momento di giovanile ebbrezza. Le sue solide scarpe a tacco basso e punta quadra respingevano risolutamente ogni idea che il piede così giudiziosamente calzato avesse potuto un tempo scendere danzando la fiorita china del peccato.
«Secondo me, è una malvagia e crudele calunnia,» mormorò Miss Julia; e appena fu sola con la sorella gliene parlò.
Anche Miss Jane respinse sdegnata l’ingiuriosa insinuazione, e quando nella serata il Reverendo Smyth, curato di Pinner, venne per discutere con loro i preparativi di un imminen-