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— Del tempo? Ma il tempo non esiste! — rise Weill. — È una convenzione; è una relatività. Noi c’infischiamo del tempo e dello spazio! L’unica dimensione che ancora va abolita è... la distanza...

E cingendo la vita alla danzante Ralli la trasse violentemente a sè e la baciò sulla bocca.

Rosàlia si volse a me che le stavo accanto, e mi guardò. Era pallidissima. Il suo volto era contorto in uno spasimo; i suoi occhi fiammeggiavano in una specie di frenesia.

Io che la conoscevo, compresi quello sguardo: ella non avrebbe voluto ch’io vedessi quel bacio! L’idea che, in mia presenza, un’altra donna all’infuori di lei potesse accendere il desiderio di un uomo, chiunque egli fosse, la rendeva convulsa, folle, disperata.

... Ella mi fissava, ansante, con quella furia di passione che pur rendendola più conturbevole la imbruttiva.

Quasi mi leggesse in viso tale pensiero, ella allungò d’un tratto la mano, e col suo gesto così noto, mi coprì gli occhi:

— Non guardarmi! non guardarmi! — singhiozzò.

Io le afferrai il polso, e allontanando dalle mie palpebre quelle sue dita febbrili, gliele baciai e le morsi, ebbro ed aberrato.